Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

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"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

20/01/12

I “SAMOSËLY”, GLI ABITANTI DELLA ZONA D’INTERDIZIONE


Nonostante la restrizione legislativa vigente sul diritto di residenza della popolazione civile nella zona d’interdizione, ugualmente un numero significativo di persone evacuate è tornato nelle proprie case dopo il trasferimento forzato del 1986.

Secondo diverse fonti, il numero complessivo delle persone che erano tornate nella zona d’interdizione nel 1986 era di circa 1.200 (su 100.000 evacuati). Attualmente, secondo i dati d’inizio 2007, ci sarebbero 314 persone. Gli abitanti locali hanno ricevuto l’appellativo di “samosël” (“autoinsediatosi”, “autocolono”). I “samosëly” risiedono non in modo compatto in un villaggio o in una cittadina, ma sono sparpagliati in 11 centri abitati della zona d’interdizione.
Carta con lo schema dell’ubicazione dei centri abitati nel territorio della Zona d’interdizione di Cernobyl dove vivono i “samosëly”.
Quali sono i principali motivi del ritorno delle persone nelle proprie abitazioni? 

Il ritorno della popolazione evacuata nei propri luoghi di residenza è stato dettato da fattori di carattere economico, psicosociale, demografico, amministrativo e giuridico, tra cui i principali sono: 

· La profonda crisi economica, la quale ha portato a una brusca caduta delle entrate della popolazione. È sempre più difficoltoso garantire un livello di vita minimamente accettabile anche nei luoghi di residenza fissa. Secondo i dati di apposite inchieste, i cittadini hanno reali timori di peggiorare ulteriormente i problemi materiali e la sistemazione della famiglia nei luoghi di trasferimento, e inoltre di perdere i benefici previsti dalla legge per coloro che vivono nella zona d’interdizione. 
· Il non desiderio di parte della popolazione di abbandonare i luoghi natii si spiega con il fatto che, dopo avere subito il devastante colpo psicologico iniziale nel periodo subito dopo l’incidente, il senso del pericolo per la propria salute e per quella dei propri figli si è affievolito diventando un fattore della vita di tutti i giorni. 
· Inoltre un fattore determinante è lo status di vittime in conseguenza della catastrofe di Cernobyl e i conseguenti benefici in denaro previsti dalla legge. 
· La necessità di garantire un alloggio supplementare alle giovani famiglie. 
· Le limitate possibilità di dissuasione degli organi delle autorità statali sui soggetti ai quali è stato assegnato un alloggio nelle province “pulite” ma che sono rimasti a vivere nella Zona nonché sui quei cittadini che vivono stabilmente e sono registrati nella Zona d’interdizione di Cernobyl. 

I “samosëly” sono per lo più persone in età veneranda. La loro età media è di 63 anni. La causa principale della riduzione della quantità dei “samosëly” nella zona di Cernobyl è dunque l’età avanzata. 

Al momento i “samosëly” vivono nei seguenti centri abitati: Zales’e, Il’incy, Kupovatoe, Ladyžiči, Opačiči; Novye Šepeliči, Otašev, Paryšev, Cernobyl, Teremcy e Rudnja-Il’ineckaja. L’ubicazione di questi centri abitati sul territorio della zona è illustrato nella carta sottostante. 

Fonte principale di sussistenza di questa gente è l’azienda domestica annessa al podere, oltre alla raccolta di funghi e frutti di bosco, alla pesca e a volte alla caccia. I “samosëly” talvolta vengono aiutati dalle imprese della Zona d’interdizione di Cernobyl: lavori di riparazione degli edifici, servizio di trasporto, visite e cure mediche. Inoltre “Ekocentro” fa il controllo dei prodotti alimentari coltivati dai “samosëly” nei loro appezzamenti. Le ricerche condotte sui luoghi di residenza non autorizzata nella zona d’interdizione hanno permesso di stabilire che il diapason delle dosi di radiazioni dei “samosëly”, in particolare quello interno, dipende dalla loro condotta di vita e dalla dieta alimentare. La concentrazione di cesio-137 negli animali selvatici, nel pesce e nei funghi è di decine di kBq/kg. In tali condizioni il consumo dei “doni del bosco” garantisce una dose di irradiazione interna che va da alcuni decimi ad alcune unità di mZv all’anno. 

Basandosi sui dati della passaportizzazione dosimetrica dei centri abitati dell’Ucraina colpiti da inquinamento radioattivo in seguito all’incidente di Cernobyl, nella stragrande maggioranza dei centri abitati della Zona di Cernobyl le dosi aggiuntive sulla popolazione dei “samosëly” non superano i livelli ammissibili (dai dati dell’Amministrazione della zona d’interdizione) 

Fonte d’informazione sui “samosëly”: 
Materiali del Dipartimento di stato dell’Amministrazione della zona d’interdizione e della zona di trasferimento obbligatorio (sito ufficiale www.ic-chernobyl.kiev.ua). 

Data: 2012 
Fonte: chornobyl.in.ua/samosel 
Traduzione: S.F.

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