Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

20/10/14

NOVOKEMP - LUGLIO 2014 - RELAZIONE DI FEDERICA



Federica Manzini - 21 anni
Università Statale di Milano
(sede di Sesto San Giovanni) 
Mediazione linguistica e culturale




NOVOKEMP

Premetto che parlare di un’esperienza come quella che ho vissuto a Novokemp è estremamente difficile; le parole non possono esprimere in modo esauriente la bellezza e la complessità di emozioni che comporta un viaggio di questo tipo. Quando decisi di partecipare al progetto, mi aspettavo di migliorare il mio russo, di fare nuove amicizie e di divertirmi (aspettative tutte avveratesi). Ma non avevo messo in conto, non avevo capito a fondo quanto quel viaggio mi avrebbe cambiata, arricchita e, soprattutto, quanto sarebbe stato difficile tornare a casa (le ore di pianto al momento della partenza lo possono confermare!). Penso che Novokemp sia un posto unico di cui è difficile, forse impossibile non innamorarsi.

Il viaggio di andata è stato abbastanza traumatico, sia per la durata (siamo partite da Malpensa alle 7.30 del mattino e siamo arrivate a destinazione alle 5.40 del mattino successivo) che per le condizioni di viaggio sul treno che portava da Mosca a Uneča (abbiamo viaggiato su vagoni letto senza cuccette private). Comunque all’arrivo siamo state accolte con calore da coloro che sarebbero diventati la nostra famiglia russa. Dopo averci lasciato riposare metà giornata nella nostra casetta, Katja, la nostra responsabile, premurosa come una mamma, ci ha fatto fare il giro di Novokemp, spiegandoci come si sarebbero svolte le giornate e dove avremmo fatto le diverse attività. I bambini erano divisi in sette casette (una ventina in ogni casetta), più un ottavo gruppo di ragazzi che dormiva in tende militari ben organizzate. Questi ragazzi, nonostante giocassero a fare i militari (cosa che a mio parere è poco educativa), partecipavano attivamente ai giochi e alle attività proposte, imparando così, oltre alla disciplina militare, i valori dell’amicizia, della collaborazione, della generosità, del divertimento, esattamente come tutti gli altri bambini e ragazzi del campeggio.

Ogni casetta aveva due responsabili di riferimento; vi erano poi altri ragazzi, come noi, che si occupavano dell’organizzazione dei laboratori mattutini. Un giorno sì e uno no, infatti, avevamo il compito di organizzare dei laboratori per i bambini, che si svolgevano dalle 10.30 alle 12.30. Noi ragazze italiane, essendo in quattro, avevamo organizzato quattro laboratori, di un’ora ciascuno: corso di italiano, giochi italiani, yoga e balletti. Quando facevamo i laboratori avevamo l’occasione di mettere in pratica i nostri interessi per stare con i bambini e farli divertire (o almeno ci provavamo!). Katja era sempre molto disponibile, ed era molto presente nell’aiutarci a preparare le attività, così presente che all’inizio ci restava poco tempo per andare a chiacchierare o giocare con i bambini nei momenti in teoria liberi. Ma pian piano ci ha lasciato sempre maggior iniziativa, in modo da poterci gestire in autonomia. Dopo pranzo, ogni giorno, c’era l’ora del riposino per i bambini, durante la quale spesso si svolgeva una breve riunione tra gli educatori, in cui decidevamo come dividerci nel gioco del pomeriggio. Dopo la riunione, nell’ora del riposino dei bambini, qualche volta è capitato che andassimo al fiume a fare il bagno (è a cinque minuti a piedi dal campo). Alle 16.30 iniziava, quindi, il gioco pomeridiano a tema (i pirati, gli indiani, le olimpiadi, il capodanno, ecc.). Dopo cena c’era, a sere alterne, o uno spettacolo fatto dai bambini o la discoteca nel “club”. Alle 23 i bambini andavano a dormire, mentre noi educatori ci riunivamo per parlare della giornata trascorsa e per conoscere il programma della giornata seguente. Tutto era ben organizzato, ma soprattutto tutti erano molto attenti ai bisogni di ogni bambino.

Il turno a cui abbiamo partecipato si chiama “turno integrativo”: il tema era l’integrazione culturale, e non solo. I bambini sono stati stimolati alla conoscenza di nuovi paesi e nuove culture, con particolare attenzione all’Italia (con il nostro contributo), alla Francia (grazie all’arrivo di Mathilde, una ragazza francese) e alla Germania (grazie all’arrivo di Annika e Talisa, due ragazze tedesche). I bambini provenivano da diverse realtà sociali; tra loro ce n’erano alcuni che durante l’anno vivevano in orfanotrofio e, tra questi, alcuni avevano difficoltà d’udito e nell’articolazione delle parole. Questi bambini erano coinvolti in tutte le attività di gioco, con naturalezza e spontaneità: penso che Novokemp sia per loro un’opportunità unica e bellissima. I bambini erano meravigliosi, erano molto incuriositi da noi italiane ed erano davvero affettuosi. Cercavano di imparare cose nuove da noi, ma in realtà eravamo noi quelle ad imparare di più: ci hanno arricchite enormemente con i loro sorrisi, con i loro abbracci, con le loro confidenze, con le loro domande, con la loro spontaneità.

Come in ogni cosa, ci sono stati degli aspetti positivi (numerosissimi!) e alcuni negativi, come la totale mancanza di privacy, la necessità di adattarsi ed adeguarsi al cibo e ai bagni in comune, l’iniziale shock culturale, inevitabile quando si entra in contatto con persone di una cultura diversa dalla tua. Ma, in definitiva, è tutto decisamente accettabile quando confrontato alla felicità e all’arricchimento che è derivato da questo viaggio. Abbiamo avuto, inoltre, l’opportunità di fare due gite: una a Novozybkov, in cui abbiamo visitato la sede di Radimici, e un’altra a Lialiči, in cui abbiamo visto una chiesa e una fonte sacra.

In conclusione, un ringraziamento enorme va a coloro che mi hanno accolta come una figlia, che mi hanno fatto innamorare perdutamente della lingua russa e soprattutto del popolo russo, con le sue tradizioni e con le sue contraddizioni. Grazie Saša, il direttore di Novokemp nonché nostro confidente, amico, papà russo. Grazie Katja, per il tuo aiuto e per le tue risate irresistibili. Grazie Irina, vicedirettrice di Novokemp nonché donna dal cuore gigante. Grazie Pavel, per i cioccolatini e soprattutto perché senza di te questo progetto non sarebbe esistito. Grazie a tutti gli educatori che hanno fatto un lavoro splendido e che mi hanno fatto piangere al momento di ripartire. Grazie a tutti coloro che hanno reso possibile un progetto così bello. Potrei scrivere intere paginate parlando di Novokemp, di tutte le persone che hanno reso speciale quest’esperienza, di tutte le attività che mi hanno rubato il cuore (come arrostire il pane intorno a un fuoco nella capanna, mentre si cantano canzoni accompagnati dal suono di una chitarra), ma tutto ciò non basterebbe per capire che cos’è Novokemp. È un’esperienza unica e meravigliosa, che si può capire solo vivendola.

Federica Manzini

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