Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

11/04/16

LUPO MANGIA CANE


Autore: Martin Cruz Smith
Paese: Usa
Anno: 2015
Genere: romanzo thriller


Come era già accaduto in Gorky Park e in Havana, Cruz Smith si supera nella raffigurazione dell’ambiente e dell’atmosfera che fa da sfondo al romanzo. In questo caso, bellissima e dolente è la descrizione di Pripjat e di tutta la zona di Chernobyl; un paesaggio allucinante, attraverso il quale Renko si muove con una moto scassata.
La zona di Chernobyl poteva essere considerata come una sorta di bersaglio, con i reattori al centro e attorno due cerchi concentrici, a distanza di dieci e trenta chilometri dal punto centrale. La città morta di Pripjat era compresa all’interno del primo cerchio, mentre la vecchia città di Chernobyl, da cui la centrale nucleare aveva preso il nome, era in realtà più lontana, nel cerchio esterno. Insieme, i due cerchi componevano la “Zona di esclusione”.Sulle strade, in corrispondenza del primo e del secondo cerchio, erano stati istituiti posti di blocco…
Tutta la zona è stata sigillata dopo il disastro nucleare e solo pochi gruppi di scienziati e soldati si aggirano per vie deserte ed edifici abbandonati. Nella zona risiedono anche alcuni sciacalli disperati, come i due uomini incontrati da Renko, “che stavano smembrando un’auto corazzata con una saldatrice ad arco. I pezzi di ricambio radioattivi provenienti dal deposito venivano venduti illegalmente a Kiev, Minsk e Mosca”.
 
Ne scaturisce un dipinto realistico e fantasmatico di una civiltà senza futuro, dove personaggi, consapevoli della prossima e inevitabile fine (il tasso del cancro è 65 volte superiore alla media), bevono vodka, fumano e mangiano come se fosse il loro ultimo giorno di vita.

La zona di esclusione, abbandonata dagli uomini e dalla civiltà stessa, è diventata il miglior rifugio degli animali selvatici, soprattutto lupi, e le piante hanno ripreso il sopravvento sugli edifici:

«I cani se li mangiano i lupi.» Sembrava che quello fosse il motto del villaggio, pensò Arkady. Roman scosse la testa come se stesse ancora soppesando la questione. «I lupi odiano i cani. Li cacciano perché li considerano dei traditori. Se ci pensa bene, i cani sono cani solo grazie agli uomini; altrimenti sarebbero lupi anche loro, non crede? E che fine faremo una volta che non ci saranno più cani? Sarà la morte della civiltà.»


Data: 23.01.2016
Fonte: www.thrillercafe.it

Nessun commento:

Posta un commento