Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

02/05/16

DIMONA, TIMORI PER IL REATTORE DELLA CENTRALE ATOMICA ISRAELIANA


Dimona, timori per il reattore della centrale atomica israeliana
 
ISRAEL-NUCLEAR-DIMONA


L’Istituto 2 della centrale nucleare di Dimona «visto da fuori, è una costruzione di cemento, grezza e priva di finestre, di due piani… le mura sono spesse abbastanza da resistere a un bombardamento e sul tetto c’è una torre per l’ascensore che non parrebbe necessaria per un edificio tanto piccolo. Per trent’anni questo innocuo pezzo di cemento ha celato i segreti di Israele…Le mura del piano terra nascondono ascensori di servizio che portano uomini e materiali a 6 livelli sotterranei, dove i componenti per le armi atomiche sono prodotti e assemblati in parti per le testate missilistiche». Sono alcuni passaggi di un lungo servizio pubblicato il 5 ottobre 1986 dal Sunday Times fondato sulle rivelazioni fatte nelle settimane precedenti da Mordechai Vanunu, un ex tecnico della centrale di Dimona che aveva raccontato al giornale britannico le produzioni nucleari militari di Israele che non ha mai ratificato il Trattato di non proliferazione e che non è soggetto ai controlli dell’Aiea.

Quando apparve l’articolo Vanunu era già in prigione in Israele, dopo essere stato rapito a Roma dal Mossad e riportato in patria per essere processato per tradimento e condannato a 18 anni di carcere. Una vicenda di eccezionale importanza che però fece poco scalpore, come spesso accade quando sul tavolo ci sono i segreti militari di Israele. Un po’ tutti perciò chiusero un occhio. L’Italia tutti e due, nonostante Vanunu fosse stato sequestrato a Roma. La magistratura aprì le indagini ma il governo dell’epoca non fece nulla per aiutarla. Troppo stretti erano (e sono) i rapporti tra i servizi segreti di Italia e Israele. Calò il silenzio su attività nucleari fuori da ogni controllo internazionale di cui per la prima volta si apprendevano particolari inquietanti. Eppure il mondo in quei mesi faceva i conti con le conseguenze della più grave catastrofe nucleare della storia, avvenuta il 26 aprile di quello stesso anno a Chernobyl. Tanti hanno dimenticato Mordechai Vanunu. Uscito 12 anni fa dal carcere, l’ex tecnico nucleare reclama il diritto di lasciare Israele che gli negano le autorità «per motivi di sicurezza». Nessun giornalista straniero può intervistarlo: verrebbe subito espulso dal Paese.


Data: 27.04.2016
Fonte: www.ilmanifesto.it

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