Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

09/05/16

PUÒ L’UCRAINA DA SOLA GESTIRE DECENNI DI “PULIZIA” DELLE CONSEGUENZE DI CHERNOBYL? PROBABILMENTE NO.




Petro Poroshenko

Ogni giorno che passa in Ucraina è un altro giorno problematico.
Il bilancio delle vittime della guerra di Kiev con i separatisti filorussi, supera quota 9.300 persone, e non c’è fine al conflitto che sta continuando da oltre due anni. Il fallimento delle politiche ucraine è causato anche dal dilagare della corruzione e da un’economia allo sfascio, motivi per cui, lo scorso mese, il primo Ministro Arseniy Yatsenyuk ha dovuto dimettersi.
L’immagine del Presidente Petro Poroshenko, oligarca nella produzione di dolci, è stata offuscata dallo scandalo “Panama Paper” sui conti off-shore che teneva nella Isole Vergini Britanniche.
Tutte questioni che si aggiungono a quella dell’eredità del disastro di Chernobyl che il Paese subisce ancora trent’anni dopo l’incidente. A differenza della recente catastrofe di Fukushima, quella al reattore sovietica ha provocato conseguenze disastrose su tutti i settori, in primis quelli sanitari, sociali ed economici.

Per trent’anni il sito dell’incidente di Chernobyl è stato sigillato, ma solo con protezioni temporanee prima che venisse presa una decisone finale.
La Banca Europea per la Ricostruzione e Sviluppo (BERS) sta finanziando il progetto da 1,7 miliardi di dollari per la costruzione del Nuovo Sarcofago da 30.000 tonnellate di peso, un guscio, una sorta di hangar che verrà messo sopra al reattore n.4 distrutto.
Nel novembre del 2017, questo arco gigante, abbastanza per ospitare la Cattedrale di Notre Dame a Parigi, dovrebbe diventare operativo.

A quel punto, la BERS e i più di 40 paesi che hanno finanziato la struttura sono tenuti a consegnare al governo di Kiev due compiti fondamentali: lo smantellamento del vecchio sarcofago di cemento ed acciaio frettolosamente costruito dai liquidatori sovietici nel 1986 per contenere le radiazioni provenienti dal rettore distrutto e la dismissione-smontaggio del reattore stesso.
L’Ucraina dovrà anche assumersi la responsabilità di smaltire 200 tonnellate di una massa lavica composta da uranio, sabbia, acido borico e piombo sepolta nel cuore del reattore.

Il compito più urgente adesso è lo smantellamento del vecchio reattore che sta mostrando segni gravi di evidente deterioramento.
Il nuovo rivestimento sarà costituito da acciaio e da una rete protettiva di materiali speciali  E’ stato progettato per durare 100 anni.
Tuttavia, i funzionari ucraini hanno espresso dubbi sulle capacità del loro Paese di farsi carico da solo dei futuri compiti che dovranno affrontare.
Igor Gramotkin, direttore generale della Società Statale di Chernobyl, ha detto in un’intervista al Washington Post, che lo smaltimento dei rifiuti nucleari “è un processo estremamente costoso… e, purtroppo, con l’attuale situazione economica in Ucraina, non credo che saremo in grado di fare tutto ciò senza il sostegno internazionale”.


Data: 04.05.2016
Fonte: www.progettohumus.it
Fonte originale: www.chicagotribune.com

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