Il blog "Le Russie di Cernobyl", seguendo una tradizione di cooperazione partecipata dal basso, vuole essere uno spazio in cui: sviluppare progetti di cooperazione e scambio culturale; raccogliere materiali, documenti, articoli, informazioni, news, fotografie, filmati; monitorare l'allarmante situazione di rilancio del nucleare sia in Italia che nei paesi di Cernobyl.

Il blog, e il relativo coordinamento progettuale, è aperto ai circoli Legambiente e a tutti gli altri soggetti che ne condividono il percorso e le finalità.

"Le Russie di Cernobyl" per sostenere, oltre i confini statali, le terre e le popolazioni vittime della stessa sventura nucleare: la Bielorussia (Russia bianca), paese in proporzione più colpito; la Russia, con varie regioni rimaste contaminate da Cernobyl, Brjansk in testa, e altre zone con inquinamento radioattivo sparse sul suo immenso territorio; l'Ucraina, culla storica della Rus' di Kiev (da cui si sono sviluppate tutte le successive formazioni statali slavo-orientali) e della catastrofe stessa.

05/06/17

AL VIA LA BONIFICA DEI FUSTI CON I FILTRI ILVA CONTAMINATI DA CHERNOBYL




I lavori alla Cemerad di Statte (Sogin)

Sono solo 86 fusti, ma valgono l’80% della radioattività presente al deposito Cemerad di Statte. Si sono concluse nella notte tra giovedì e venerdì le operazioni di bonifica, affidate al gruppo Sogin, dei rifiuti radioattivi presenti nel sito in provincia di Taranto che sono stati trasferiti agli impianti Nucleco della Casaccia (Roma). «La bonifica del Cemerad è un’operazione complessa, ma con questo primo trasporto abbiamo già trasferito i rifiuti più pericolosi nei nostri impianti per trattarli e gestirli in massima sicurezza», ha affermato Luca Desiata, amministratore delegato di Sogin. Tra il materiale spostato, anche i filtri dei camini Ilva contaminati dalle particelle radioattive rilasciate nel disastro di Chernobyl del 1986.


Data: 19.05.2017
Fonte: www.corriere.it

LO STADIO RELITTO A 2 PASSI DA CHERNOBYL




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Ed è così che ci arrivano le foto dello stadio di Chernobyl: la città che nacque a ridosso della centrale nucleare esplosa il 26 aprile 1986 si chiamava Pripyat, venne costruita nei primi anni ’70 e incontrò un vertiginoso sviluppo demografico e di attività industriale accessoria. Proprio grazie alla centrale di Chernobyl: da un minuscolo villaggio Prypiat divenne un capoluogo di provincia importante che a metà anni ’80 sfiorava i 100mila abitanti.

​Prypiat aveva il suo palazzo dello sport - soprattutto destinato a basket e pallamano - e uno stadio nuovo di zecca costruito secondo i vecchi concetti sovietici. Tutto doveva essere ogromnyy (enorme) e doveva suscitare sudditanza nella persona che entrava nella strutture: altissimi i gradoni, mastodontico l’accesso, gigantesche le vie di fuga con una piazza rotonda che circondava tutto lo stadio.

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Data: 24.05.2017
Fonte: www.calciomercato.com

NEW BELLONA REPORT SAYS RUSSIAN NUCLEAR INDUSTRY IS SPENDING ITS MONEY IN THE WRONG PLACES




Kola nuclear power plant needs a decommissioning plan ...

The risk of a nuclear accident at the Kola Nuclear Power Plant near Murmansk and only kilometers from Norway’s border with Russian, will continue to increase until it is closed – at the earliest in 2030 when it will have operated twice as long as it was designed to.  


Kola is just one nuclear power plant that Russia is letting grow old and decay while it spends the bulk of its money building nuclear power plants in other countries, a new report by Bellona has found.

Independent international experts widely consider the Kola Nuclear Power Plant to be one of the world’s most dangerous. It went into service over four decades ago, in 1973, and lacks the concrete reinforcements present in new reactor designs. This means that radioactivity could be released far easier in the event of an accident.

Although Russia makes an effort to maintain the plant, it is only becoming more worn. Most critically, the steel in its reactor vessels will become more fatigued as they continue to be exposed to radiation.

Should there be an accident at the plant, its severity is largely in the hands of the prevailing winds – which would likely focus the fallout on Murmansk’s population of 300,000, and farther to the Barents Sea. Additionally, according to wind simulation models, the country of Finnmark in northern Norway, the coastal town of Tromsø and northern Sweden would also be hit.

Despite this, there are no near-future plans to close the plant. Instead, Russia invests in continual maintenance and upgrades to Band-Aid emerging problems. Norway itself contributes money and expertise to these efforts in the hopes of delaying an incident.

“Unfortunately, this also contributes to this old nuclear plant being in operation for longer,” said Nils Bøhmer, Bellona’s general manager and nuclear physicist, who is one of the report’s co-authors. “This means that the Kola Nuclear Power Plant is an increasing safety risk for Norway.”


Data: 31.05.2017
Fonte: www.bellona.org

QUESTO “TRIANGOLO NUCLEARE” IN PIEMONTE È UNO DEI POSTI PIÙ PERICOLOSI D’ITALIA





Saluggia è un piccolo centro fra Torino e Vercelli, famoso per la coltivazione di un tipo di fagiolo nano molto apprezzato da buongustai e gourmet, e per ospitare circa il 96 per cento delle scorie nucleari italiane.

Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Saluggia queste scorie non le ha prodotte, perché non ha mai ospitato una centrale nucleare (l'unica della zona è quella di Trino Vercellese, a circa 20 chilometri di distanza).

Come una pacifica "capitale del fagiolo" sia diventata la discarica nucleare d'Italia è una storia che risale alla breve era atomica italiana.

In quell'area c'era solo il reattore Avogadro, il primo reattore nucleare sperimentale mai costruito in Italia e spento nel 1971. Oggi è utilizzato come deposito per conservare il materiale radioattivo, destinato a essere spedito in Francia per il riprocessamento.

Nel 1970 però viene aperto l'impianto di riprocessamento Eurex, acronimo che sta per Enriched URanium Extraction, destinato a riprocessare il combustibile nucleare utilizzato nelle altre centrali per ricavarne materiali utili.

"Qui si faceva il lavoro più contaminante, il riprocessamento: consiste nel tagliare a fette le barre per estrarre il plutonio, che può essere utilizzato anche per applicazioni militari," spiega a VICE News Giampiero Godio, di Legambiente Vercelli.


Data: 17.12.2015
Fonte: www.news.vice.com